Segni del cosmo (2015 – 2020)

Il suo cammino sapienziale lentamente, passo dopo passo, lo ha condotto in una dimensione spirituale dove l’occhio ha preso a immaginare la costruzione dell’universo: così le sue tavole si sono popolate dapprima di stelle ed infine degli spazi cosmici.

In questa rinnovata fase, in cui ha saputo trovare una nuova freschissima sorgente creativa gli è stato di grande aiuto l’essersi tante volte immerso nel superbo Palazzo Ducale di Urbino. Perché Urbino e gli artisti che hanno animato la nobile capitale del Rinascimento sono sempre stati per Piattella un approdo sicuro nella tempesta dell’urgenza creativa.

Dagli esempi immortali del Rinascimento di Urbino, Piattella ha tratto insegnamenti che attengono le raffinate ricerche sulla profondità e lo spazio, abilmente evitando di rimanere impigliato nella prospettiva si è incamminato in un territorio pittorico altro. Il disegno, che già in passato lo aveva supportato per alcuni cicli pittorici, dal 2015 è divenuto centrale. Il rigore con il quale egli progetta ogni sua opera fin nei minimi dettagli, il ricorso alla matematica e all’emersione di quello che Piattella definisce il “fraseggio geometrico”, si allenta e scompare con l’immissione del colore sulla tavola. È lui stesso a dire che ad un certo punto le opere prendono un corpo inizialmente sconosciuto. A condurlo è una magistrale padronanza delle tecniche e l’aver saputo sviluppare ulteriormente e raffinare equilibrio formale e armonia cromatica.

Per Piattella due mostre contrassegnano il nuovo percorso creativo che è in lui fiorito rigoglioso e robusto: quella delle stelle del 2015-2016 al Centro Studi Casa Museo Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado (2016-2017) e quella dei segni del cosmo di Urbino nelle sale della Casa museo Raffaello di Urbino (2017) che segna un passo successivo.

Ed infine vengono a piena maturazione, con costanti nuovi dosaggi e alleggerimenti del calcolato schema iniziale, ma sempre con la compresenza di diversi punti irradianti, le ultime opere che nello schiudere all’osservatore percorsi emozionali sono pronte a trasportarlo in uno spazio interiore.

Quell’ipnotico rincorrersi di punti, di linee, di quadrati, di rombi, di onde in armonica alternanza cromatica cela un lavoro rigoroso, duro e senza tregua nel silenzio del suo atelier del Catria, a tratti interrotto dal rumore del carboncino e della matita che traccia il foglio bianco preparatorio. Un lavoro meticoloso, a tratti da miniaturista che magistralmente sfuma ai bordi in un non finito, che ha la potenza del rimando all’infinito universo.

Più ci si pone con occhio libero di fronte alle opere dell’ultima produzione di Piattella, più cresce la sensazione che si stia entrando in un territorio di confine, un fertile inesplorato spazio liminare della pittura. Di una pittura autentica, capace di emozionare.*

 

 


*Liberamente tratto da: Alberto Mazzacchera, Oscar Piattella: oltre il muro, cat. di mostra, Pesaro 2020.