Fotografia
Piattella è stato particolarmente attratto dalla fotografia che ha coltivato durante il suo itinerario d’artista. Tra i lavori maggiori è l’ampio reportage fotografico che nel 1982 in larga parte confluisce sul volume dedicato a Gubbio: la sua città sacra (ikuvium, iguvio, julia iguvia, inginum, bobio, agobbio, eugubium, ugubio, gubbio, Foligno – Perugia, Editoriale Umbria 1982). Scatti fotografici rigorosamente in bianco e nero (stampati e ristampati, nel suo atelier insieme al figlio Augusto, fino ad ottenere le giuste gradazioni) che inquadrano questa austera città di pietra nelle più differenti condizioni di luce al fine di catturare ogni rilievo, ogni ‘palpito’ di quei paramenti murari in larga parte medioevali. Una serie infinita di immagini che egli ‘annoda’ con la sua macchina fotografica e che resta un’eccellente, insuperata pagina narrativa della città.
Le immagini di Piattella, annota nell’introduzione al volume Roberto Abbondanza, hanno “una qualità secca, diretta, di documento; sono l’espressione di precise intuizioni interpretative delle pietre e dei muri, nei quali si realizza il muto ma eloquentissimo linguaggio che narra la storia della città attraverso le fisiche testimonianze di strutture nate in tempi diversi e che si sono assai più integrate che sovrapposte”.
Enrico Crispolti, nel suo testo pubblicato sul citato volume, precisa, che qui conta “la trama del manufatto urbano, nella sua presenza materica e oggettuale. Che questa lettura infatti analizza con una grande attenzione ai temi e ai modi della percezione. I temi costruttivi dell’oggetto città, e i modi della su articolata percezione, quali la materia primaria, la pietra appunto, e gli spazi. L’attenzione è comunque, costante, esplicita o almeno implicita alla totalità ambientale [..] Ed è un’attenzione dinamica. Perché il libro si snoda come in un ritmo narrativo, che è il racconto della analitica percezione ambientale dell’oggetto urbano, nel suo accadere [..] Del resto non teatro urbano fotografico, questa Gubbio [..] ma oggetto di analisi fotografica capziosa, pignola, quasi classificatoria a volte, delle componenti ambientali del teatro urbano, proprio di quell’artificiale pensile che è il teatro urbano eugubino, e fino a svelare le viscere arcane, nell’esplorazione del sottosuolo, portato alla luce quasi una rimozione nell’inconscio […] Un modo di scomporre il teatro urbano eugubino appunto analiticamente […] Una lettura, beninteso, che è non soltanto una guida, ma una continua sollecitazione alla scoperta, di segni particolari, ma anche di interi complessi […] E l’occhio fotografico [di Oscar Piattella] rivela così un microcosmo urbano in tutte le sue stratificazioni segniche e memoriali”.